Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Stefania Pancioni, candidata consigliere regionale alle elezioni Marche 2020, questo articolo sulla costruzione del nuovo INRCA all’Aspio. Dopo anni di annunci e di pose di prime pietre ancora nulla è stato realizzato per completare un’opera importantissima. Fine pena mai? È giunto davvero il momento di un deciso cambio di passo sulle politiche sanitarie della Regione Marche. Negli ultimi anni con questi (s)governanti regionali abbiamo assistito solo ad un taglio delle prestazioni e favorito il privato. Ora basta… Buona lettura! ___________________________________________________________________________________________
INRCA: una storia infinita?
Le vicissitudini relative alla costruzione del nuovo, e già vecchio, ospedale INRCA all’Aspio di Camerano possono ben richiamare alla mente il titolo del più famoso racconto di Michael Ende, e di certo hanno già del romanzesco.
Facciamo un po’ di storia per chi avesse perso il filo.
L’INRCA, Istituto Nazionale di Riposo e Cura Anziani, nato nel 1844 come Ospizio dei Poveri per iniziativa della Congregazione dei Mercanti e degli Artisti di Ancona, dal 1968 classificato come IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico) è una importantissima realtà sanitaria dedicata alla cura degli anziani oltreché l’unico istituto di ricerca italiano incentrato su questioni di geriatria e gerontologia.
Opera attualmente con circa 1.100 dipendenti sul quartier generale di Ancona e su varie filiali dislocate nelle Marche, in Lombardia ed in Calabria per totali 477 posti letto accreditati.
Il progetto per il nuovo ospedale all’Aspio di Camerano risale al 2009, ed è stato approvato dalla Regione Marche nel novembre 2011; l’opera, concepita a servizio dell’intera Valmusone, veniva allora considerata strategica per il sistema sanitario regionale, anche in considerazione dell’elevata età media della popolazione marchigiana.
Forse sull’onda emotiva del terremoto dell’Aquila del 2009, fu deciso l’utilizzo nel progetto di isolatori sismici, molto sicuri dal punto di vista sismico, ma molto costosi e che necessitavano di una onerosa manutenzione (sostituzione ogni 10 anni, con interruzione dell’attività dell’ospedale nel periodo dei lavori). Il bando di assegnazione dei lavori alle imprese prevedeva peraltro che le stesse potessero proporre modifiche migliorative strutturali.
L’iter di realizzazione ha subito però fortissimi rinvii, finendo col guadagnarsi la definizione di “cantiere più disgraziato della sanità marchigiana”.
Dal suo appalto nel 2012 si sono succedute ben 4 imprese, che si sono scontrate per ottenere i lavori tra fallimenti e colpi di scena.
Da una sentenza del Consiglio di Stato del 2013, che tra l’altro contraddice pesantemente quella del Tar Marche del 2012, emerge che la commissione giudicatrice scelse una ditta che aveva proposto modifiche migliorative dal punto di vista economico (grazie alla scelta di una struttura di tipo ordinario priva dei costosi isolatori sismici) ma non certo per la sicurezza strutturale e sismica, quindi in netto contrasto con quanto previsto nel bando di gara.
Vizi diffusi e controversie tecniche e legali hanno causato negli anni rallentamenti, varianti ed incremento costi.
Nel giugno 2014 finalmente il Presidente delle Marche Spacca posa la prima pietra, dentro la quale sigilla una pergamena commemorativa.
Nel 2017 l’investimento totale previsto è salito a 79,5 milioni di euro (di cui 39 a carico dello stato e 40,4 a carico della Regione).
Tuttavia poco dopo lavori si fermano per mancato esproprio dei terreni.
Nuova ripresa, e nel 2018 l’ospedale Ss Benvenuto e Rocco di Osimo passa sotto l’ala dell’INRCA.
Il 21 settembre 2018 i giornali titolano: “Fine del tormentone, posa delle pietre per il nuovo INRCA e si pensa alla telemedicina”.
Purtroppo a dicembre dello stesso anno la nuova ditta capofila del consorzio incaricato dei lavori, la CMC di Ravenna, presenta domanda per accedere al concordato preventivo, e tutto si ferma di nuovo.
I lavori ripartono il 7 febbraio 2019, e nell’agosto del 2020 il direttore generale Gianni Genga annuncia trionfalmente i numeri della sua nuova creatura: 16.000 mq di superficie della platea di fondazione, 298 pilastri con isolatori “a pendolo” e dissipatori per una garanzia antisismica di quarto livello.
I posti letto sono aumentati da 255 a 326, con 10 posti di intensiva prima non contemplati; i costi sono lievitati ulteriormente a 100 milioni, inclusi 11 milioni di costi di viabilità di collegamento che riguardano tutta la vallata. Data prevista per l’ultimazione della struttura marzo 2021, poi due anni per impianti, attrezzature ed arredi, e la struttura dovrebbe risultare pienamente operativa per marzo 2023.
Ma sarà davvero questa la fine della storia infinita del nuovo Inrca?
L’ospedale di rete al servizio di Ancona Sud, Osimo, Camerano e Loreto viaggia con 10 anni di ritardo, non tutte le questioni tecniche sono state risolte, intanto gli ospedali già presenti sul territorio chiudono e della struttura che dovrebbe sostituirli c’è poco più della rete… di recinzione .
Per di più la destra ha annunciato la sua intenzione di trasformare l’INRCA in fondazione, di fatto privatizzandola, con i risultati che tutti ormai ben conosciamo e deprechiamo.
Noi del Movimento 5 stelle riteniamo che questo modo di gestire la sanità, con maxiappalti di grande complessità, grande durata ed enorme costo, e trascurando nel contempo la medicina del territorio, non dia risposte serie e concrete alle reali necessità sanitarie della popolazione; ci batteremo per il potenziamento della sanità pubblica, per un recupero degli ospedali tagliati nella precedente consiliatura, per un reale abbattimento delle liste di attesa ed accenderemo un faro sulla gestione del progetto INRCA, a tutela di quella che è sempre stata un’eccellenza del nostro territorio.
Aiutateci in questa battaglia, nell’interesse di tutte le Marche.
di Stefania Pancioni *
* (Candidata consigliere regionale alle elezioni Marche 2020 per il Movimento 5 Stelle nella Provincia di Ancona)