27 Ottobre 1962: muore Enrico Mattei

“Se in questo paese sappiamo fare le automobili, dobbiamo saper fare anche la benzina.”

Il 27 ottobre del 1962, in un incidente aereo muore Enrico Mattei.
Mattei stava tornando a Milano da Catania, quando l’aereo a bordo del quale si trovata precipitò misteriosamente, probabilmente per un attentato da parte di ignoti (le indagini non hanno mai davvero chiarito i fatti), nelle campagne di Bascapè, un piccolo paese in provincia di Pavia, mentre era in avvicinamento all’aeroporto di Linate.
In quella tragedia morirono tutti gli occupanti: Mattei, il pilota Irnerio Bertuzzi e lo statunitense William McHale, giornalista della testata Time-Life, incaricato di scrivere un articolo sul manager italiano.
Secondo alcuni testimoni, il principale dei quali era il contadino Mario Ronchi (che in seguito ritrattò la sua testimonianza), l’aereo sarebbe esploso in volo.
Pochi anni prima, Enrico Mattei aveva compiuto il capolavoro che tuttora l’Italia gli riconosce: la fondazione, nel 1953, dell’Eni, originariamente acronimo di Ente Nazionale Idrocarburi, un’azienda multinazionale creata dallo Stato italiano come ente pubblico e di cui lo stesso Mattei fu presidente fino alla sua morte, per quasi un decennio con il sogno di un’indipendenza energetica.

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BIOGRAFIA

Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna (Pesaro).
La famiglia è modesta, il padre brigadiere dei carabinieri.
Finite le scuole elementari, Enrico frequenta la scuola tecnica inferiore.
Il padre lo fa assumere nella fabbrica di letti di Scuriatti come verniciatore di letti di metallo, nel 1923 entra come garzone alla Conceria Fiore.
La carriera di Mattei nell’Azienda è rapida: prima operaio, poi, a soli vent’anni, direttore del laboratorio e infine collaboratore principale del padrone della Conceria.
Nel 1929 cominciano a sentirsi gli effetti della crisi economica generale e anche la Conceria Fiore chiude, Mattei è seriamente colpito da questo avvenimento, che tenta in ogni modo di evitare.
Tutto quello che aveva costruito in anni di lavoro sembra completamente cancellato.
Il suo prestigio nel paese ne avrebbe sofferto in modo insanabile. Non resta che cambiare ambiente, cercando fortuna altrove.
Giovanni Fiore gli dà delle lettere di ringraziamento e di presentazione per uomini d’affari che conosceva, ed una liquidazione che Enrico definirà più tardi come “superiore a quella stabilita dalla legge“.
Si trasferisce a Milano dove continua la sua attività industriale; nel 1934 fonda l’industria Chimica Lombarda.
Lo sviluppo dell’impresa assume un ritmo veloce, cresce rapidamente anche il fabbisogno di materie prime.
Mattei tenta di trovare una propria fonte attraverso l’integrazione verticale dell’impresa.
Condotta un’analisi attenta delle possibilità offerte dalla pesca nel Mar Rosso, prepara un progetto per la creazione di una flottiglia da pesca e di uno stabilimento per il primo trattamento del pescato.
Presenta il progetto al ministero delle Corporazioni e chiede una concessione per la pesca industriale in Eritrea, sperando di ottenere dalla pesca di squali e delfini i grassi che gli servono.
Il fratello Umberto si reca nel Mar Rosso in maggio.
Ma la conservazione del pesce e la sua lavorazione in loco, si mostrano difficili, e dopo un primo atteggiamento positivo del Ministero, il progetto viene insabbiato, forse anche per l’opposizione degli altri operatori italiani del settore.
In quegli anni, ha scritto Boldrini, “vivemmo assieme, quasi isolati, mentre maturavano le sventure della patria…Quando giunse il momento, per non servire ai tedeschi, Mattei chiuse la sua fabbrica, sottrasse gli operai alle razzie, continuando a corrispondere loro i salari e li ebbe collaboratori clandestini nella difesa degli impianti tecnici e delle merci immagazzinate, con cui avrebbero ripreso insieme il lavoro alla fine della guerra“.
Mattei si diploma ragioniere e si iscrive all’Università Cattolica.
Nel maggio 1943 incontra Giuseppe Spataro attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi.
Viene creato, nel 1944, un Comando militare Alta Italia del CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) di cui Enrico Mattei fa parte per la Dc.
Nei giorni successivi alla tormentata fine della guerra, Enrico Mattei venne incaricato di liquidare le attività dell’Agip ma Mattei sceglie di disattendere questa indicazione; nel 1953 fonda l’Eni.
Con la stessa intraprendenza e tenacia che lo aveva caratterizzato tutta la vita, Mattei riesce ad affermare il ruolo strategico dell’energia nello sviluppo economico italiano e a ispirare fiducia nel possibile miracolo dell’indipendenza energetica.
È abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo diverrà uno dei punti di forza che la società, oltre gli interessi specifici, saprà offrire all’azione diplomatica dell’Italia.
È tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse.
Nel film “Il caso Mattei” il protagonista dice a un giornalista: “Il petrolio fa cadere i governi, fa scoppiare le rivoluzioni, i colpi di stato, condiziona l’equilibrio nel mondo…se l’Italia ha perso l’autobus del petrolio è perché gli industriali italiani, questi grandi industriali, non se ne sono mai occupati…non volevano disturbare la digestione dei potenti… Il destino di milioni e milioni di uomini nel mondo in questo momento dipende da 4 o 5 miliardari americani… La mia ambizione è battermi contro questo monopolio assurdo. E se non ci riuscirò io, ci riusciranno quei popoli che il petrolio ce l’hanno sotto i piedi“.

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